Curiosità

CURIOSITA' - ANEDDOTI - MODI DI DIRE

Il confine fra Emilia e Romagna:
È sul Sillaro, a Castel San Pietro che passa il confine fra la Romagna propriamente detta e il bolognese. Una prova che la divisione esiste? Eccola: Esci da Bologna lungo la via Emilia e vai dalla parte di Modena. Entra da un contadino e domandagli da bere. Ti da un bicchier d'acqua. Esci da Bolo­gna lungo la stessa via Emilia e vieni verso Imola. Entra da un contadino e fagli la stessa domanda.
Ti da un bicchier di vino. In Romagna il vino non si chiama vino. Si dice: e' ,
il bere ( Luigi Pasquini)

Il carattere dei Romagnoli (secondo lo psichiatra G. Ferrerò [1893])

il Romagnolo ricorda, per molti tratti del suo carattere, il cittadino del Comune.
I Romagnoli sono voraci mangiatori dotati di stomaci formidabili, amanti dei pranzi succulenti e delle buone libagioni, non meno attivi nelle funzioni amorose, come testimoniano i matrimoni spesso celebrati in età molto giovanile e, non di rado, per legalizzare nozze già consumate di fatto.
Il linguaggio rozzo e triviale, modi brutali, tendenza agli scherzi grossolani, suscettibilità traducentesi nel frequente ricorso alla violenza muscolare, impulsività sono tutte espressioni di una certa primitività, tanto spontanea quanto incontrollata.
Non mancano tuttavia, le qualità francamente positive: il coraggio personale, la laboriosità, il vivo senso dell'ospitalità, il carattere franco, aperto, allegro.

Caveja

Cavicchio di ferro che infisso nel timone del carro agricolo impediva al giogo di scivolare all'indietro. La Caveja dagli anel è in ferro battuto e nella parte superiore risulta appiattita e lavorata con fregi o simboli, adornata da grosse anelle che con il movimento tintinnano. Da questa particolarità la denominazione caveja cantarena in omaggio anche all'anima canterina della Romagna. Da molti riconosciuta come "simbolo" della Romagna.

Carr (il carro)

Il carro agricolo Romagnolo ha quattro grandi ruote, è dipinto con fiori, le figure di S. Antonio patrono degli animali, San Giorgio San Giorgio che uccide il drago e in alcune località del Forlivese con l'immagine della Madonna del fuoco.Sul timone del carro è infissa la caveja.
Nelle zone centrali e meridionali, il carro è
diverso, meno massiccio, con sole due ruote, fornito di fiancate a spalliera. E' carador o carradore è un artigiano che costruiva e riparava i carri ed in genere tutti gli attrezzi agricoli.

E' Mazapégul (personaggio fantastico)
detto anche Mazapégur, Mazzapedar, Mazapigur

Spiritello o folletto che si aggira nei boschi Romagnoli.
E' alto più o meno come uno gnomo, ha la faccia simpatica e furba e si caratterizza dal tipico copricapo rosso.
Spiritello maligno che si diverte a far dispetti ai contadini nelle stalle e, secondo la tradizione si innamora facilmente delle giovani donne che ogni notte visita nelle loro stanze posandosi loro sul petto per rendergli il sonno affannoso.
L'unico modo per fermarlo è quello di rubargli il berrettino rosso che è solito lasciare sul pozzo.

I giorni della merla 29-30-31 gennaio e 1-2-3 febbraio

Sono i giorni considerati più freddi dell'anno.
Secondo una leggenda romagnola una volta la merla aveva le piume bianche e durante il mese di gennaio stava nel suo nido senza mai uscire per paura del freddo.
Verso la fine del mese vedendo apparire il sole uscì dal nido credendo che fosse arrivata la primavera.
Gennaio allora, per farle dispetto, mandò negli ultimi tre giorni del mese un freddo tanto intenso che la merla per non morire dovette introdursi in un camino fumante.
La merla si salvò, ma le sue piume da bianche divennero nere per il fumo del camino e rimasero di quel colore per sempre.

La candelora 2 febbraio

Uno dei giorni che veniva osservato per prevedere la fine dell'inverno, un detto molto noto recita:

Per la candelora o ch'u piov, o ch'u neva da l'invern sem fora,
ma s'un piov quaranta dl'invern avem ancora.

Per la Candelora se piove o nevica dall'inverno siamo fuorima se non piove abbiamo ancora quaranta giorni di inverno. La durata residua dell'inverno varia, secondo le località, da un mese fino a quaranta giorni circa.

Lom a Mèrz (lume a marzo) 26-27-28 febbraio e 1-2-3 marzo

Molte sono le località dove si tramanda questa usanza che ha origini Celtiche.
Per le campagne, sulle colline, ma anche in molte piazze cittadine verso sera si accendono fuochi propiziatori per fare lume alla primavera in arrivo.
In alcune località gli ultimi tre giorni di febbraio sono anche conosciuti come e come "i dla canucéra". Secondo la tradizione si credeva che in questi giorni vi fosse un'ora sconosciuta a  tutti in cui ogni cosa riusciva male.
Nelle campagne in questi giorni i contadini se ne stavano senza far nulla per paura che andasse loro a male il futuro raccolto.

Il ritorno del cuculo (aprile)

L'inizio della buona stagione era annunciato dal canto del Cuculo( uccello migratore che sverna in Africa) , che doveva arrivare entro l'8 del mese, in caso contrario la stagione non prometteva niente di buono.

Se l'ot d'avril un sé sentì canté e choc
o ch l'é mort o ch l'é cot.

Se l'otto di aprile non si è sentito cantare il cuculo, o che è morto o che è cotto.

Inoltre se al primo canto del cuculo non si aveva almeno una moneta in tasca, l'annata si preannunciava carica di ristrettezze economiche.

Santa Bibiana 2 dicembre

Questo giorno nella credenza popolare era ritenuto importante per le previsioni del tempo nelle successive settimane dell'inverno.
Se pioveva o nevicava, si diceva che avrebbe continuato così per settimane, e viceversa se c’era il sole.

Par Sènta Bibìena quarenta e una stmèna

Santa Lucia 13 dicembre

Dimenticando la riforma Gregoriana del calendario che ha portato il solstizio invernale al 22 dicembre, in tutta la Romagna si continua a dire:
Sénta Luzìa l’è e piò curt ch’us sia
S. Lucia è il giorno più corto che ci sia.
Inoltre la credenza popolare riteneva che nella notte di Santa Lucia gli animali acquistassero la momentanea facoltà di parlare.

 

La volpe

La vôipa la n'ha gnit da imparê, mo la coda la s'fa taiê
La volpe non ha nulla da imparare, ma la coda si fa tagliare.

Detto popolare a monito di chi crede di essere più furbo degli altri.

La Pasquella (Epifania)

Tradizione molto radicata specialmente nei paesi di collina e montagna, la notte dell'Epifania e il 6 gennaio gruppi di uomini e donne travestiti da Befana (i Befanotti) passano di casa in casa cantando stornelli in rima di origine Natalizia o satirici sulla vita dei paesi.
Il padrone di casa è solito offrire loro vino ciambella e dolci.

 

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