A m'arcörd

In questa pagina vorrei inserire un elenco dei personaggi che nel tempo sono entrati in possesso di mie realizzazioni quale dono rappresentativo della nostra Romagna. Compito arduo risalire a memoria il percorso di tanti anni. Per molti di loro ho conservato gli articoli dei giornali che ne hanno parlato, vedere la pagina "Hanno scritto", per tanti altri non ritrovo più i giornali; per altri ancora, molto più semplicemente, non mi veniva detto a chi erano destinate. E' il caso del Rabbino Capo di Roma Elio Toaff che durante un' intervista televisiva aveva in bella mostra sulla sua scrivania una delle mie caveje, oppure quella donata a Alberto Sordi di cui sono venuto a conoscenza molti anni dopo. E che dire di quella conservata al Louvre Museum di Parigi, e le tre conservate nei Musei Vaticani ?: di quella a Papa Wojtyla  ne hanno parlato i giornali, ma le altre due?...la ricerca continua. Nel frattempo utilizzeremo questi spazi per aggiungere altre note di colore legate all'uso della caveja.

inserito il 17 giugno 2010

Si racconta che un giorno sul finire del 1800 il parroco di Russi (RA) ebbe la sgradita sorpresa di ritrovarsi a non poter utilizzare le campane causa la rottura del gancio di attacco delle corde. L'uomo di Dio non si perse d'animo e da pratico qual'era, abituato a risolvere non solo i problemi di coscienza dei suoi parrocchiani, maturò un'idea risolutrice. Salì sul campanile con la caveja e con il suono di questa chiamò a raccolta i fedeli affinchè non mancassero di partecipare all'imminente funzione religiosa. Da quel momento si sparse la voce che portò i fabbri ravennati ad attribuirsi il merito di tanta sonorità. Ancora oggi nelle campagne ravennati di Russi, Faenza e Lugo viene chiamata caveja campanèna.

inserito il 18 giugno 2010

Frequentemente mi viene chiesto se le caveje con il gallo rappresentino Forli.

R:  Il gallo è uno dei tanti simboli agresti frequentemente riportati sulle caveje,  la sua presenza non indica una specifica zona di appartenenza. Le caveje, tutte, sono il simbolo della Romagna e non di parte di questa. Le zone di appartenenza venivano segnalate con l'applicazione dei fiocchi cardinalizi con i colori della città. Il simbolo araldico di Forlì rappresenta un'aquila e non un gallo.    

 

inserito il 8 luglio 2010

IL GIOCO DELLE ANELLE

La "Società Anonima Eridania, fabbrica di zucchero" venne costituita a Genova il 27 febbraio 1899. Nel 1900 fu inaugurato lo stabilimento di Forli. La fabbrica nel giro di un decennio fece della barbabietola da zucchero la prima coltura, imponendosi sulla produzione della canapa in Romagna.

Nel periodo della campagna saccarifera (la campagna dal biedal) lunghe teorie di carri sostavano in attesa di conferire il carico alla fabbrica. Attesa che poteva protrarsi anche per più giorni costringendo i contadini al bivacco e spesso, per passare il tempo, giocavano al gioco delle anelle.

Si conficcava la caveja corta a mò di chiodo nel terreno lasciandola sporgere per una ventina di centimetri, si tracciava una linea sul terreno a otto passi affichè la distanza fosse la stessa per tutti i partecipanti. Ognuno di loro poneva una moneta alla base del chiodo (l'ammontare delle monete costituiva la posta in palio) e dalla distanza regolamentare lanciavano a turno  il proprio anello della caveja verso il chiodo cercando di infilarlo. Chi riusciva vinceva l'intera posta. Per rendere più difficile e quindi più interessante il gioco si aumentava la distanza di tiro e/o si usava un anello più piccolo. Non mancavano certo le tifoserie per l'uno o l'altro dei partecipanti, così come non mancavano accese discussioni condite da imprecazioni blasfeme a santi e parenti. Normalmente tutto si stemperava davanti ad un bicchiere di Sangiovese nella vicina osteria.        

inserito il 09/04/2012

Mi hanno chiesto come e perchè io (orafo) abbia fatto anche caveje in ferro:

La risposta necessita di una premessa "l'arte è espressione dell'anima" e come tale non ha limiti nè condizionamenti. Il Creato, anche se in parte ancora sconosciuto, è arte.

Detto ciò scendo a pianterreno per una risposta più umana. Tanti anni fa ero giovane, pochi soldi in tasca e tanti sogni in mente. Caratterialmente portato agli studi scientifici, curioso e affascinato da qualsiasi forma di arte e mestiere. Ricordo la pena di mia madre che dopo aver allertato il vicinato per la mia scomparsa visse ore di angoscia fino alle quattro del mattino quando il fornaio presso il quale mi ero trattenuto "per vedere come si faceva il pane" mi riaccompagnò autorevolmente verso casa. Avevo 13 anni era da poco finita la seconda guerra mondiale.

Sul finire degli anni sessanta conobbi l'Artista del ferro battuto Luigino Marinello di Padova: amico, maestro, poi cognato. Tante sue opere adornano case e chiese del Veneto. Un vero Artista a tutto tondo. Un destino avverso e imperscrutabile ha voluto che abbandonasse anzitempo le miserie terrene. 

Le caveje originali erano in ferro ed erano attrezzi agricoli con specifiche funzioni e caratteristiche che nelle pagine di questo sito sono ampiamente descritte. Il navigatore potrà rendersi conto di come oggi siano veramente pochi coloro che costruiscono caveje che rispecchino queste caratteristiche. Non per vanto ma per riconoscimenti ufficiali, posso affermare di essere uno dei pochi, altri non ne conosco. Aprendo il forum "Virtual-treb" avrete modo di leggere la storia di una caveja copiata per fusione in numerosi esemplari e spacciata per originale.



AVVISO

Da oggi è attivo VIRTUAL-TRÊB  il Forum di approfondimento collegato al sito per aprirlo clicca sul nome